In qualsiasi tempo

Adoravo abitare in quella città, non troppo a nord, né troppo a sud. L’inverno era pungente, rigido, ma sopportabile se ben vestiti. L’estate era abbastanza torrida, mai troppo asfissiante. La primavera e l’autunno, invece, erano stupendi, la mia personale idea di perfezione.
Amavo stare lì perché ero abituata a qualsiasi clima e non abbassavo mai la guardia. Non mi trovavo mai impreparata in un viaggio, perché sapevo cosa voleva dire sentirsi le ossa infreddolite o camminare sotto un sole cocente.
L’agio per me era essere indipendente, autonoma. Non mi spaventava nulla, avrei scelto di visitare città sotto la neve o di finire in un’isola greca in pieno agosto. Potevo cavarmela, riuscivo a barcamenarmi bene o male sempre, ed era grazie al clima in cui ero cresciuta.
Cosa c’è di più brutto di sentirsi bloccati, di non poter esplorare, di non poter rischiare?
Io credo nulla. Nulla mi terrorizzava più del sentire un qualsiasi impedimento verso tutto ciò che era nuovo e sconosciuto. Perché in fondo ho sempre dedicato la mia vita ad assaggiare qualsiasi piatto, provare abiti inaspettati, credere fermamente che tutto ciò che sapevo faceva di me quella che ero nel presente, ma quello che ancora non conoscevo mi avrebbe dato la possibilità di costruire la migliore me del futuro.
Sorridevo in quell’aria primaverile, stretta in un impermeabile leggero. Sorridevo a non so cosa.

In qualsiasi tempo